domenica 17 febbraio 2013

1 VS 1: A RIMBALZO con Dennis Rodman

Primo appuntamento della rubrica "1 VS 1" , si comincia col botto.
Il fondamentale fisico per antonomasia, i sovrani dell'area pitturata, ove regnano potenza e prepotenza, tempismo e carica dinamica.
No way out. "Chi prende i rimbalzi vince la partita" profetizzava l'allenatore Anzai del mitico manga Slam Dunk.
Ma chi è stato il migliore?
DENNIS KEITH RODMAN: 27esima scelta del draft NBA 96', testa colorata e soprannominato il verme.
Altezza ufficiale 203 cenrimetri e guai ricordargli del suo metro e novantotto reale.Vi basta?
Calcio ad un cameraman: multina per 200.000$, love story con Madonna e mattimonio con Carmen Electra.
Incontro di wrestling con Hulk Hogan la sera prima di polverizzare Karl Malone durante la gara 4 delle Finals. Mi fermo?
Va bene, l'ultima: Phil Jackson lo ritiene il miglior atleta che abbia mai allenato. Kobe e MJ inclusi.
Godeva di una cognizione del basket fuori dal comune, lui sapeva dove e come la palla sarebbe rimbalzata, possedeva l'abilità straordinaria di poter saltare uno, due, tre, quattro volte di seguito...e sempre più in alto.
Sette stagioni miglior rimbalzista NBA. Una media di 13.1 rimbalzi per partita durante le 14 stagioni americane.
Ci riusciva solo Chamberlain, ma dall'alto dei suoi 218 centimetri, e  contro avversari che raramente superavano i due metri.
Guai a sottovalutarlo. Tattoo, piercing e una moltutudine di stranezze paion sol di contorno: come lui, a rimbalzo, nessuno mai.

AUGURI MICHAEL!

"Penso sia semplicemente Dio travestito da Michael Jordan".
Sono le parole di un disarmato Larry Bird dopo i tremendi 63 punti di MJ al Boston Garden.
Anche il mitico  avvocato e giornalista Federico Buffa narra la misticità della guardia di Chicago: possiede una strana aura, ci si accorge di lui anche non conoscendolo, ammette.
Centonovantotto centimetri per novantotto chilogrammi di cristallino talento.
Flashback.
Michael non ne era per niente convinto, non si spiegherebero i corsi scolastici di cucito ed economia domestica e la convinzione che non avrebbe mai avuto una donna nella sua vita.
Come se non bastasse, arriva l'esclusione dalla squadra liceale.
Troppo basso, saltava poco, Jordan la prese letteralmente sul personale, decidendo di appendersi, e ripeto, appendersi, alla spalliera quotidianamente, sicuro di crescere.
É il simbolo della caparbietà caratteristica del giocatore nato a Brooklyn.
Avere talento ed essere un talento, due cose molto diverse.
Sua Ariosità, all'italiana, era un prodigio di tenacia, qualità grazie alla quale riusci a scovare e riconoscere in sé una naturale e smisurata dote cestistica.
Sei anelli, cinque titoli MVP, due ori olimpici non rispecchiano minimanente ciò che Michael Jordan rappresenta per la pallacanestro.
Il successo odierno (in Italia i bambini iscritti a società di basket superano quelli di qualsiasi altro sport) è frutto indiscutibilmente della realtà inniettata da un campione, DAL Campione, in grado di modellare la propria passione a sua immagine e somiglianza.
Dimenticavo, la spalliera funziona, il ragazzo è cresciuto....
Just do it.
Be like Mike.
Niente di più bello.
Happy Birthday, MJ!

sabato 16 febbraio 2013

LA COPPIA PIU' BELLA DEL MONDO

Regola numero uno: si attacca in cinque e si difende in cinque. Ci si diverte insieme e si soffre insieme. E' peculiarità di questo sport, la caratteristica che lo rende limpidamente magnifico...oserei seducente. La pallacanestro si gioca in cinque, per davvero.
Ma nessun'altra partita di nessun altro sport potrebbe mai essere decisa così poderosamente da una singola coppia di giocatori particolarmente affiatati.
Sono esistiti "paia", passatemi il termine, di cestisti così in sintonia da riuscire letteralmente a cambiare l'andamento di una partita, di una stagione, di un'epoca....... e della storia.
E' lo "sfortunato" caso del celeberrimo "Stockton to Malone", l'accoppiata esplosiva che legava indissolubilmente (sul campo e nella vita) "il postino" di Utah Karl Malone, potente, no, atomica ala grande, al playmaker per antonomasia, John Stockton, anonimo uomo bianco di media altezza (1.84cm), ma detentore del record assoluto NBA di assit e palle rubate.
Implacabili.
Gli anni 90 sarebbero stati dipinti di bianco e viola e i mormoni sul tetto del mondo, se non fosse che nel 1984 North Carolina sfornò quello che probabilmente (personalmente paragonabile solo al grande Alì) è stato il più grande atleta di ogni era.
Mchael Jordan segnava tanto ma vinceva poco, si fa per dire.
Dopo 7 anni di basket professionistico decise quindi che era ora di togliersi qualche soddisfazione a livello collettivo: insieme a Scottie Pippen formò una coppia capace di stabilire l'imbattibile record di 72 vittorie in stagione regolare, stagione 95'-96'.
Erano talmente forti da poter decidere: uno attaccava e l'altro difendeva e viceversa; ma accadeva
in sporadiche e ponderate occasioni. L'unità e la carica agonistica abbinate allo sconfinato talento plasmarono una macchina cestistica impareggiabile.
Letteralmente invincibili.



Go!

Salute a voi amici del grande basket,  il mio scopo è farvi passare qualche minuto in leggerezza, trattando la pallacanestro americana, con particolare attenzione a quelli che, a parer personale, furono gli anni d'oro dello sport più bello del mondo: i favolosi 80's - 90's.